Nell’ armonico disegno della Natura, il fiore non è fine a se stesso; è il mezzo vistoso e attraente di cui la pianta si serve per moltiplicarsi nello spazio e per continuare la specie nel tempo.
Senza fiore non si ha frutto: ma se non avviene la fecondazione il fiore muore totalmente e la pianta si estingue.
Se invece l’ovulo contenuto nell’ ovario viene fecondato dalle cellule maschili contenute nel polline, l’ovulo stesso diventerà seme di una nuova pianta e l’ovario si trasformerà in frutto.
Sotto questo aspetto il frutto è l’apoteosi del fiore, lo scopo finale per cui il fiore è stato creato.
Ogni specie, ai fini dell’impollinazione, mette in opera i più svariati accorgimenti, i più ingegnosi meccanismi perché il polline di un fiore possa giungere allo stimma di un altro fiore della stessa specie per fecondarlo.
Per avere il frutto dunque ( e per frutto s’intende la pesca come la melanzana, la ciliegia come la zucchina o il pomodoro ) è necessario un agente impollinatore che può essere il vento o l’acqua o , nella gran parte dei casi, un insetto ( o l’uomo stesso ).
Farfalle, api, vespe, bombi, calabroni sono i più perfetti impollinatori, e siano i benvenuti negli orti e nei frutteti.
In un angolo dell’orto, o in un’ampia cassetta o in un’aiuola apposita, vi saranno certamente delle erbe aromatiche, quelle buone erbe che danno sapore alla minestra e gusti alle carni: il Rosmarino, la Salvia, il Basilico, l’Origano, il Timo, la Maggiorana, la Menta, ecc.
Appartengono tutte alla famiglia delle Labiate, così dette perché la loro corolla gamopetala ( cioè dai petali saldati insieme a formare un tutto unico ) è tubolare e termina con una sorta di <<bocca>>, o meglio con due << labbra >> ( pensate alla nota Bocca di Leone ).
Il labbro superiore, più sviluppato e concavo, racchiude due stami e il pistillo che termina con uno stimma bifido; l’inferiore è invece la <<piattaforma d’atterraggio>> per gli insetti impollinatori, per lo più api e vespe.
Per entrare nel fiore a suggere il nettare, che è posto sul fondo del tubolo, l’insetto deve spingere col capo la base degli stami che, sistemati a bilanciere, a leva, fanno ricadere le antere piene di polline sul dorso dell’insetto che ne resta <<sporco>> ( la descrizione del complesso meccanismo è qui semplificata ).
A questo punto il fiore ha ceduto il suo polline, ora lo stimma si allunga e, pendulo dal labbro superiore, è pronto a raccogliere dagli insetti pronubi il polline di cui si saranno << sporcati >> visitando precedentemente un altro fiore.
Per ogni famiglia, per ogni tipo di fiore, la natura ha escogitato accorgimenti sempre diversi e sempre perfezionati perché il fiore sia comunque fecondato o dia il frutto.
Secchi o polposi, bacche o legumi, i frutti dell’orto costituiscono una delle frazioni più importanti della nostra alimentazione, certamente una delle più sane e delle meno facilmente << sofisticabili >>.
Il giardino ci porta in casa la Bellezza, l’orto e il frutteto ci portano la Salute.
Le tecniche orticole hanno trasformato certi organi vegetali in modo da divenire <<verdure>>: del carciofo si consumano i fiori non ancora sbocciati, dello spinacio le foglie, del cavolfiore l’infiorescenza, della patata quella parte di fusto sotterraneo, ricca di amido, che chiamiamo tubero; del finocchio le guaine carnose delle foglie basali, degli asparagi i teneri polloni, dei piselli e dei fagioli i semi, della carota o della barbabietola rossa le radici.
Per non parlare dei frutti: un cesto colmo di pere, mele ciliege, arance, uva e albicocche è una gioia per gli occhi, una festa di colori, un trionfo di sapori.
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